Gioia, poesia, vita. Quella del funambolo non è un’arte della morte, ma un’arte della vita, della vita vissuta oltre il limite del possibile. Ovvero della vita che non si nasconde alla morte, ma la guarda dritta in faccia. Ogni volta che mette piede sul cavo, il funambolo tiene in pugno quella vita e la vive in tutta la sua esilarante immediatezza, in tutta la sua gioia. Un’arte bambina, ma al tempo stesso battaglia terribile. Una battaglia che il funambolo combatte, solo, contro sé stesso, contro la paura. Approdate alla vittoria attraverso la solitudine. Bisogna battersi contro gli elementi per apprendere che tenersi sul filo è poca cosa, ma restare dritti e ostinarsi nella nostra follia di vincere i segreti di una linea è per I funamboli la forza più preziosa. Osare è la parola d’ordine, il segreto, l’obiettivo. Essere dissennato, per il funambolo, significa semplicemente essere impegnato a vincere, a vivere. Osare sempre e comunque, osare contro tutti perché i limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni. E a noi che guardiamo, noi che siamo quelli che stanno sotto, che si consumano gli occhi a furia di guardare avidi quella danza, non rimane altro che trattenere il fiato, dimenticare la paura, il rischio, la gravità e lasciarci travolgere dalla poesia del funambolo